IL PONTE DI SAN LUIS REY

Thornton Wilder

Elliot

Consigliato da Luca R.

Il ponte di San Luis Rey

Chi non ha fatto l’esperienza di “incontrare” un libro “per caso”? Di entrare in una libreria “per caso”, di prendere un libro a causa della copertina o del titolo, cominciare a leggere la prima pagina e capire di aver trovato un nuovo compagno di strada? A me è successo con questo libro al Meeting di Rimini cinque o sei anni fa. Non ricordo perché lo presi in mano e lo aprii, ma ricordo che lette le prime righe capii che era uno dei “miei libri”.

Dovreste provare se funziona anche per voi, ma occorre fare, come feci io allora, lo sforzo di leggere qualche riga ancora …

“Venerdì 20 luglio 1714, a mezzogiorno, il ponte più bello di tutto il Perù si ruppe e cinque viandanti precipitarono nel burrone sottostante. Tale ponte si trovava sulla strada maestra che collegava Lima a Cuzco, e centinaia di persone lo attraversavano tutti i giorni. Era fatto con un intreccio di vimini, per mano degli Incas, e risaliva a più di cento anni prima; i visitatori della città erano immancabilmente condotti a vederlo. Era costituito da una semplice scala di assicelle, oscillante sullo strapiombo, con i corrimano di liane disseccate. (…) Era san Luigi di Francia in persona a proteggerlo, con il suo nome e con la chiesetta di mattoni in argilla che si ergeva sul versante opposto. Il ponte sembrava una di quelle cose destinate a durare in eterno; era impensabile che potesse mai rompersi. Ciascun peruviano, apprendendo dell’incidente, si faceva il segno della croce e cercava di calcolare mentalmente quando era stata l’ultima volta che l’aveva attraversato e quando aveva pensato di percorrerlo di nuovo. (…) Nella forte commozione generale, una sola persona ebbe la prontezza di reagire: Fra’ Ginepro (…) Faceva molto caldo, in quel mezzogiorno fatale, e spuntando da dietro la spalla di una collina Fra’ Ginepro si fermò per asciugarsi la fronte; contemplò prima il drappo distante di picchi innevati e poi inabissò lo sguardo nel burrone sottostante, pieno dell’oscuro piumaggio di alberi verdi e di verdi uccelli e traversato dalla sua passerella di vimini. Era colmo di letizia (…) si sentiva in pace. Poi, lo sguardo gli cadde sul ponte, e in quel momento udì uno schiocco riempire l’aria, lo stesso rumore di quando si spezza la corda di uno strumento musicale in una stanza abbandonata, e vide il ponte tagliarsi in due e scaraventare cinque formiche gesticolanti nella valle sottostante. Chiunque altro, con segreto giubilo, avrebbe detto fra sé e sé: “Altri dieci minuti e anch’io…”. Ma a solcare la mente di Fra’ Ginepro fu un altro pensiero: “Perché mai è capitato proprio a quei cinque?”. Se c’è un disegno preciso alla base dell’universo, se c’è un piano nella vita degli uomini, certamente lo si può scoprire, misteriosamente recondito, in quelle vite così repentinamente troncate. O viviamo per caso, e per caso moriamo; o viviamo secondo un piano e secondo un piano moriamo. E in quel preciso istante, Fra’ Ginepro prese la decisione di indagare nella vita segreta delle cinque persone che precipitarono nel vuoto, e di scoprire la ragione della loro dipartita”.